Un modulo abitativo per carcerati e non


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Lo sapevate che la maggior parte degli arredi usati nelle carceri italiane vengono prodotti nel carcere di massima sicurezza di Spoleto?

In questo carcere è presente una grande falegnameria in cui molti detenuti lavorano e che sono diventati dei consulenti nello sviluppo del progetto Freedom Room: un modulo abitativo minimo adattabile alle più svariate situazioni di ospitalità.

L’idea è nata anche dall’osservazione dello svolgimento della vita dei detenuti nelle loro piccole celle: solo 4 m per 2,7 m a disposizione; in così poco spazio gli oggetti si reinventano e diventano multi-funzionali, per trasformare uno svantaggio in un vantaggio.

Freedom Room, laboratorio sul design in carcere, è un progetto nato dalla collaborazione tra Aldo Cibic, Tommaso Corà e Marco Tortoioli Ricci con una delle carceri di massima sicurezza italiane, la Casa Circondariale di Spoleto, dove la cooperativa Comodo svolge, dal 2003, un lavoro di formazione dedicato alla qualificazione professionale dei detenuti nell’ambito del design, della grafica e dell’editoria.

 

modulo abitativo

freedom room

modulo abitativo

freedom room

Un nuovo concetto di ospitalità; un modulo
abitativo essenziale, a basso costo, pensato
con i detenuti e prodotto in carcere.

modulo abitativo

freedom room

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freedom room

Dall’ascolto dei detenuti è nata l’idea di progettare un modulo abitativo minino, che partisse proprio dalle dimensioni delle celle dei nostri carceri.

Chi abita questo modulo ha bisogno di uno spazio flessibile e interpretabile, caratterizzato da arredi e oggetti che possano adattarsi a più esigenze: uno sgabello che diventa forno, un letto un armadio e il tavolo una palestra.

Ecco quindi che il modulo concepito può essere un punto di partenza applicabile a più situazioni dedicate all’ospitalità: ostello diffuso, albergo a basso costo e perché no, la risposta alle abitazioni a poco prezzo.

modulo abitativo

freedom room

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freedom room

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freedom room

Questo modulo è anche un invito a ripensare alle stesse celle di detenzione dei nostri carceri ma anche una stanza facilmente applicabile in spazi commerciali, industriali o urbani.

Uno spazio in cui far feste, lavorare, riposare ma anche una nuova idea di social network: un luogo in cui relazionarsi e rientrare in contatto con le persone a noi vicine.

http://www.freedomroom.org/

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