Percorriamo in tre appuntamenti le mostre più belle della XXI Triennale. Primo step: Umbracula, Ljubidrag Andric e Neo Preoistoria.
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La Triennale di Milano: fondata nel lontano 1923 con sede a Monza, nel corso del secolo ha superato fasi differenti e si è trasformata, rimanendo comunque uno dei punti cardine della città e non solo.
A distanza di 15 anni dall’ultima, quest’anno ha preso vita la XXI Triennale: sei mesi di mostre ed eventi sparsi per tutta Milano, che esplorano temi alla base della nostra società (le tecnologie, il mercato virtuale… ).
Davvero tantissimi i luoghi interessanti da vedere e di cui parlare, ma ho deciso di dedicare tre appuntamenti a questo evento. Tre appuntamenti per mostrarvi le esposizioni che mi hanno colpito di più.
XXI TRIENNALE: UMBRACULA / AFTER
Cominciamo subito dall’esterno del Palazzo della Triennale: un padiglione tutto intrecci sotto gli alberi del vicino parco Sempione.
Nato dal progetto di Attilio Stocchi, all’interno il padiglione ospita la mostra After di Antonella Rinaldi con Fulvio Irace, in collaborazione con Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane Segretariato regionale del Mibact per la Lombardia.
Sbirciando all’interno si scorgono due figure: sono la riproduzione dei Savi di Melotti, figure quasi mitiche e di cui si era persa la memoria storica.
Realizzate per la prima volta nel 1936, vengono riproposte a distanza di 80 anni in una sorta di metaforico dialogo col passato.
All’interno tra i totem di Italo Lupi si snoda la mostra After, che vuole indagare il rapporto tra l’architettura contemporanea e l’esistente.
La struttura del padiglione si ispira ai gelsi della sala delle asse del Castello Sforzesco e instaura un rapporto diretto con la natura e la luce circostanti: visitandola nelle diverse ore del giorno se ne coglieranno colori e ombre sempre diverse.
XXI TRIENNALE: LJUBIDRAG ANDRIC
Entrando nella Triennale sono rimasta davvero folgorata dalle immagini di Ljubidrag Andric: fotografie materiche, così tanto reali da sembrare tangibili.
Fermi-immagini di dettagli di strutture assolutamente irriconoscibili: non si può capire neanche dal titolo cosa stiamo guardando.
I titoli delle foto riportano solo la città e la data, quasi come se si trattasse di dati da archiviare. Quasi come se questi posti immortalati dall’obiettivo esistessero solo per lui.
Pezzi di architetture estrapolati dal contesto, di cui non sapremo mai l’intero: ci viene restituito solo un pezzo, che coincide con la visione del fotografo.
XXI TRIENNALE: NEO PREISTORIA
Finiamo il post di oggi con questa bellissima mostra a cura di Andrea Branzi e Kenya Hara. Una lunga passeggiata tra gli utensili creati dall’uomo sin dalla preistoria, a cui si affiancano verbi di uso comune.
100 strumenti per 100 verbi: nell’avanzare della cultura e della tecnologia, non sempre l’intelligenza ha avuto la meglio. Molto spesso alcuni utensili sono il risultato delle peggiori intenzioni umane.
Non sempre il nuovo è meglio del vecchio, ma non bisogna mai cedere alla negatività o al pessimismo. La vita è un dono meraviglioso che ci regala continue sorprese. Nonostante tutto si va avanti, senza incertezze.
La luce alla fine prevale sulle tenebre.
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