Octopus: un polipo dai tentacoli infiniti che ha il compito di avvicinare i bambini ai musei, grazie al lato didattico ed educativo del design.
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Octopus: sapete cosa significa in inglese?
Letteralmente: polipo. Questo il nome che è stato dato allo spazio interattivo e creativo che trova posto all’interno del Museion di Bolzano.
Sono stati gli studenti del corso Interior and Exhibit Design, guidati dal prof. Roberto Gigliotti, i progettisti del nuovo spazio per bambini nel Museion. Un compito svolto nella cornice del progetto di ricerca EDDES “Educare con/attraverso il design: stimolare l’apprendimento creativo in contesti museali e scolastici”, coordinato dal prof. Giorgio Camuffo.
Dai due partner sono nati alcuni quesiti, legati al ruolo didattico del design e alle competenze degli esperti della mediazione.
Come si poteva aumentare l’efficacia dei processi di mediazione negli spazi museali? Lo spazio e la sua percezione e progettazione, come avrebbero potuto influire in tutto questo?
In una serie di incontri con gli studenti, i mediatori di Museion hanno dato un’introduzione sulle questioni legate all’idea di spazio e alla percezione dell’arte contemporanea, presentando anche la filosofia del gruppo, il rapporto col pubblico e le specificità nel campo della mediazione.
Una particolare attenzione è stata data al ruolo dell’educazione nello sviluppo della creatività.
OCTOPUS: LIBERO SPAZIO ALLA CREATIVITÀ
Da tutti questi spunti di riflessione è partito il progetto degli studenti della facoltà del design. Uno spazio tentacolare, in cui i bambini possono giocare e divertirsi in libertà.
Ogni tentacolo offre la possibilità ai bimbi di diventare lo scenario di quello che preferiscono immaginare. E quando la fantasia lascia il posto alla stanchezza, ecco che i tentacoli diventano il posto perfetto in cui riposarsi un po’.
Tutti i sensi dei piccoli ospiti sono chiamati a raccolta: ogni tentacolo è riempito di un materiale diverso, così come le luci che proiettano le ombre alle pareti, invitandoli ad interagire con lo spazio.
Chi ha detto che la cultura è un affare solo per i grandi?
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